27 maggio 2004

Botta e risposta tra l'on. Carlucci e HitParadeItalia

Onorevole Carlucci,
per facilitare il flusso del contradditorio, rispondo al Suo intervento punto per punto, riportando il Suo testo in corsivo ed il mio commento in blu.

Egregio direttore di Chartitalia,
Onorevole, mi consenta: il nome del sito è HitParadeItalia. Chartitalia è il mio nickname (vedi oltre).

come vede le e-mail le leggo e rispondo pure.
A prescindere (mi sento un po' Totò) dal resto, La ringrazio per il Suo intervento. Le dò atto che mi ha sorpreso e che apprezzo il gesto, sinceramente. Purtroppo gli apprezzamenti finiscono qui.

Mi permetta di osservare che lei non è altrettanto corretto, visto che non compare il suo nome sul sito e, dietro l'anonimato,...
Alt. Lei, come tutti coloro che non comprendono i nuovi fenomeni, chiama anonimato quello che altri chiamano privacy. Chartitalia è un semplice nickname, con cui sono conosciuto in rete. Considerando che Lei sta contribuendo a definire le regole della rete (sic!), dovrebbe sapere che tali nickname sono universalmente diffusi: nelle chat, nei forum, e come userid per quasi tutti gli innumerevoli, splendidi, servizi di cui è popolata la rete. Ma della privacy, anche questa sotto attacco da parte di chi non tollera la libertà che si respira in rete (o da parte di chi non la comprende) ne parliamo un'altra volta. Le facilito la comprensione del concetto di nickname ricorrendo ad un parallelo forse alla Sua portata: corrisponde ad un banale nome d'arte, del tipo di 50 Cent, Eminem o Milva. E poi, mi scusi, mi spiega come si può essere anonimi essendo il responsabile di un sito regolarmente registrato? Accertare a chi è intestato un sito è un'operazione banalissima e la si può effettuare in 30 secondi, ovviamente conoscendo la rete. Mi faccia sapere se vuole che Le indichi come si fa. Magari può contribuire a legiferare meglio.

...si lascia andare anche a considerazioni quantomeno poco eleganti. Ed è un peccato, perchè così oscura l'ottimo lavoro del suo sito.
Mi ri-consenta: guardi che chi ha oscurato il lavoro del nostro sito non sono state le mie considerazioni "poco eleganti" ma le logiche conseguenze della legge di cui Lei è stata relatrice.

Dopo la premessa veniamo al cuore del problema. Non capisco, sinceramente, perché se la sia presa a tal punto nei miei riguardi.
Io non me la "sono presa" con Lei in particolare: se controlla il manifesto di questo blog vedrà che Lei è in ottima compagnia. L'ho inserita perchè mi risulta che Lei sia la relatrice della infame legge di cui stiamo discutendo. E come relatrice è una delle principali responsabili. A meno che non ne voglia disconoscere la responsabilità e dichiarare pubblicamente e chiaramente che tale legge è un obbrobrio giuridico. Nel qual caso avrà tutta la mia stima e quella di milioni di altri utenti della rete. Errare humanum est, sed perseverare...

Io sono stata l'unica che ha difeso strenuamente la libertà della Rete senza preconcetti, solo con l'obietivo di arrivare ad un provvediemento che fosse il più rispettoso possibile della tutela del diritto d'autore...
Che Lei abbia raggiunto l'obiettivo di tutelare il "diritto d'autore" sappiamo tutti a che livelli è giunta tale tutela: calpestando i diritti di decine di milioni di altri cittadini, al punto da riempire le patrie galere di normali cittadini a causa di praticamente qualsiasi banale operazione effettuata in rete. Dopodichè vorrei farLe osservare che anche la tutela del diritto di autore è miseramente falsa, o comunque molto di parte: anch'io sono un autore, così come i collaboratori di questo sito. Mi spiega in che modo ha tutelato i diritti di noi autori visto che siamo costretti a chiudere? Per inciso, La informo che HitParadeItalia è stato il sito più saccheggiato del web italiano, con intere schede ed articoli copiati di sana pianta da giornalisti, discografici ed operatori "culturali" vari, il tutto condito dalla cialtroneria di una mancata citazione. Vuole essere così gentile da illustrarci come la sua "tutela del diritto di autore" difende specificamente noi autori da tale plagio?

...senza andare a ledere la libertà che la Rete porta in sé per sua stessa natura.
E qui non ho parole. Anche se difficile, provo a trovarle. Mi faccia capire: la Sua tesi è che sbattere in galera milioni di italiani per aver scaricato magari il testo di una canzone di Pupo, o un mp3 di Little Tony o un videoclip di Gigi D'Alessio è difendere la libertà della Rete? E' questa la libertà della Sua "Casa delle Libertà"? Ma sa bene che per finire in galera basta molto meno: è sufficiente inserire un link ad un qualsiasi sito che contiene materiale protetto dal mitico "diritto d'autore". Quindi se io inserisco un link, poniamo, alla BMG, io rischio 4 anni di carcere oltre a 30 milioni di multa? Se io inserisco un link ad un sito, sono impossibilitato ad accertare se quel sito contiene o meno materiali protetti da diritto d'autore. E ciò equivale a proibire qualsiasi link. Vede, quella sigla www che Lei (forse) ha digitato qualche volta per collegarsi ad un sito, sta per World Wide Web, o Web sinteticamente. E Web in inglese vuol dire ragnatela, cioè una metafora di quello splendido intreccio di link che costituisce la "ragnatela estesa mondialmente". Il Web, appunto, che coincide con i link di cui è formato. Proibire i link equivale a proibire la ragnatela, cioè il Web e quindi equivale ad uccidere la Rete. Queste cose sono note a qualsiasi dodicenne che abbia sfiorato un mouse. Ma avete la più pallida idea della materia su cui state legiferando? Se sì, trovo la Sua precedente affermazione un'offesa all'intelligenza di qualsiasi persona matura (ma anche del dodicenne di cui sopra).

SI vada a rileggere i giornali di quei giorni o le agenzie stampa.
Già, mi sembra di averli letti, ma forse quello che leggo io è leggermente diverso da quello che legge Lei. Cito a memoria: "Le misure di prevenzione e contrasto nella proposta del ministro Urbani sono ancora più forti di quelle passate con la conversione in legge del decreto legge 354/03, destinate a contrastare il terrorismo e l'eversione". Cioè, prevenire il download dei brani di Pupo è più importante che prevenire atti di terrorismo!
Ancora. "Il decreto Urbani stravolge l'assetto precedente del diritto d'autore e:
- criminalizza ingiustamente gli utenti che hanno già pagato per godere del diritto alla copia privata;
- affida alla polizia politica (DIGOS) il compito di prevenire le violazioni sul diritto d’autore;
- stabilisce, per la prima volta, che un certo uso della crittografia è illegale “in sé”."
E se non bastasse: "Si instaura, insomma, qualcosa che somiglia molto a uno stato di polizia, con la persecuzione delle intenzioni, l’obbligo di delazione, la violazione della vita e della comunicazione. E tutto questo non per combattere i terroristi (che possono essere solo favoriti dalla confusione e dalla dispersione di energie create da leggi come questa) ma per soddisfare il protagonismo di questo o quell’altro uomo politico (“voglio anch’io una mia legge contro l’internet”) e le potenti lobby delle case discografiche o di software, cui poco importa se leggi come questa siano applicabili o funzionali, ma piace “terrorizzare” chi non asseconda i loro avidi interessi."
Questo è quello che ho letto in quei giorni. Lei cosa ha letto, i comunicati SIAE o Agis? O forse le veline pervenute dall'alto?

La informo, qualora non lo sapesse, che il 6 maggio ho partecipato ad una conferenza stampa organizzata al Senato dal senatore dei Verdi Fiorello Cortiana moderata dal giornalista del Sole 24 ore Beppe Caravita ed alla presenza di giornalisti di testate quale Punto Informatico, Quinto Stato e Key4Biz. Come può notare si tratta di soggetti che certamente non hanno idee politiche affini alle mie, anzi si trovano decisamente sul versante politico opposto.
Eccellente. Onorevole Carlucci, se oltre ad essere presente al dibattito fosse anche riuscita a riportare nella legge le considerazioni svolte durante il dibattito forse l'Italia non sarebbe simile alla Cina dove l'uso di Internet rischia di essere un atto criminale in sè.

Eppure hanno riconosciuto in me un interlocutore affidabile e, soprattutto, non preconcetto, insomma, una persona con cui dialogare.
Splendido. Mai asserito il contrario. Aspetto un Suo ulteriore intervento, non preconcetto, sulle considerazioni di questa mia replica.

Questo per dirle che non ho certo partecipato alla redazione del Decreto a cuo leggero e senza confrontarmi con chi di questo settore è esperto. Questa accusa la respingo con sedegno: le ricordo che sono stata io a richiedere ed ottenere le audizioni in COmmissione CUltura alla Camera, che ci hanno portato ad ascoltare tutti i maggiori soggetti interessati al Decreto: dai provider, alla Guardia di Finanza, dalla Fimi, alle maggiori testate su Internet. Né sono rimaste fuori dalla discussione le oltre 30.000 firme raccolte on line da un sito.
Continuo a restare senza parole. Lei ha ascoltato o meglio, sentito, tutti gli interlocutori possibili ed immaginabili ma poi il provvedimento ha recepito ESCLUSIVAMENTE gli interessi dei poteri forti. Che fine hanno fatto le grida di dolore contenute nelle oltre 30.000 firme raccolte on line?. Mi cita una sola richiesta accolta del "popolo della rete"? Continuo a leggere una pletora di comunicati propagandistici rilasciati dal Suo ufficio stampa relativi all'eccellente lavoro svolto in fase di conversione in legge del decreto. Cosa vuole che Le dica? Se questi sono i risultati forse era meglio fare un pessimo lavoro.

Con questo non voglio dirle che sia un Decreto perfetto. Affatto. Ma non ci sto a fare la prte del carnefice. Mi sono sempre battuta per eliminare alcune mostruosità dal Decreto e mi impegnerò perché vengano eliminati i punti dolenti rimasti.
Onorevole, se vuole risultare un po' più credibile, perchè non ci racconta meglio CHI ha voluto tali mostrosuità? Perchè non fa nomi, e magari cognomi? Il testo finale approvato evidenzia in modo lampante che il Parlamento italiano si è appiattito completamente sugli interessi di tali "poteri forti" (che rappresenteranno a malapena il 10% dell'elettorato) a scapito degli interessi del restante 90%. Non crede che in Italia esista una drammatica crisi di rappresentanza? E qui non sto parlando di destra o sinistra, ma dell'insieme della classe politica, incapace di mediare tra i vari interessi contrastanti ed appiattita su una oligarchia da "ancien regime".

In particolare, le ricordo che il Ministro Urbani, su pressione mia, del Sen. Cortiana e di altri esponenti di destra e sinistra, si è impegnato a rivedere la normativa sul bollino, ad eliminare il prelievo del 3% sui software di msterizzazione (il prelievo sui masterizzatori è già presente nell'art. 39 comma h del DL 68/2003, sebbene in via intepretativa, l'abbiamo solo reso più chiaro) e, soprattuto, ad elimare la locuzione "per trarne profitto", che determinerebbe una condanna sporpositata per chi scarica anche un solo file mp3.
E qui siamo al delirio più totale. Mi faccia riassumere quello che ho capito: la legge approvata contiene "alcune mostrosuità" (espressione da Lei stessa usata) ed anzichè affossarla, vengono approvate tali mostrosuità in cambio di un generico impegno a cambiarle, senza alcuna garanzia nè sul quando e forse neanche sul come. Allucinante. Ed intanto qualsiasi giudice potrebbe mandare in galera decine di milioni di italiani? Oltre che costringere migliaia di siti a chiudere per la palese impossibilità di assumersi i rischi e gli oneri di norme demenziali. Lei è stata relatrice di una legge simile. Non ha sentito il dovere morale di dimettersi da relatrice?
In ogni caso, anche le modifiche proposte sono del tutto insufficienti: è l'intero Articolo 1 che va cancellato. Anzi, è l'intera disciplina del diritto d'autore a dover essere ripensata alla luce della natura delle nuove tecnologie, ma di questo ne trattiamo in un prossimo intervento.

In conclusione, esprimo il mio rammarico per un Decreto che, nato male, abbiamo tentato di migliorare quanto più possibile, ma, dati i tempi strettissimi in cui abbiamo operato a causa del limite di 60 giorni per la conversione in legge del decreto, siamo riusciti nell'opera solo a metà.
Senta, qui dobbiamo smetterla di nasconderci dietro un dito. Il vergognoso decreto in questione aveva due macro-componenti: la prima riguarda le infami misure di contrasto alla diffusione telematica "abusiva" di opere dell'ingegno che è quella contenente le mostrosuità di cui stiamo discutendo. La seconda componente, di cui non si parla granchè, è quella che dovrebbe giustificare il carattere di "urgenza" del provvedimento ed è relativa ai finanziamenti (cioè le regalie) dispensate ad un preciso settore industriale: attività cinematografiche e spettacolo. Guarda caso, ancora una volta, gli stessi beneficiari della prima componente. Ma questa seconda componente non è che contenga meno mostrosuità della prima, sono solo più usuali. In sostanza questo è quello che il decreto dispone:
A) impedisce la diffusione telematica di qualunque opera dell'ingegno in quanto l'aggettivo "abusiva" può essere applicato alla quasi totalità delle informazioni presenti in rete, vessando gli utilizzatori della Rete ed appiattendosi sugli interessi degli operatori dello spettacolo;
B) regala una montagna di soldi (pubblici, cioè di tutti) ad una precisa categoria (guarda caso, gli stessi operatori dello spettacolo di cui sopra); categoria che è incapace di stare sul mercato rinnovando il proprio modello di business, così come sono costretti a fare (quasi) tutti gli altri settori industriali. E qui sarebbe troppo lungo fare qualche considerazione su un governo che si vorrebbe "liberista" ma che adotta metodi da economia comunista sovvenzionando le imprese.
L'urgenza di approvare il decreto derivava dalla necessità di farlo entro 60 giorni per non farlo decadere e quindi non riuscire ad effettuare la regalia ai suddetti operatori. L'urgenza cioè di non riuscire ad effettuare il furto di soldi pubblici a favore di operatori economici incapaci. Ed il colmo della beffa è che i suddetti operatori economici accusano di furto i loro clienti (coloro che comprano dischi, dvd e vhs, che vanno a cinema o ai concerti e che quindi danno loro da mangiare) che magari hanno utilizzato la rete per ascoltare una canzone o vedere un pezzo di film, spesso finanziato in gran parte con i soldi di tutti, e quindi ancora una volta di chi viene accusato di furto. E prima o poi occorrerebbe spiegare ai suddetti figuri la differenza che c'è tra un atomo ed un bit (se leggessero, potrei consigliargli "Being Digital" di Nicholas Negroponte). Se prelevo un'opera analogica, vi è una sottrazione al proprietario, e quindi un furto. Se prelevo un'opera digitale, tale opera continua a restare dov'era e ne viene creata un'altra e vi è quindi un arricchimento. E' idiota parlare di furto: non ho sottratto alcunchè a nessuno. E ciò necessita sicuramente di riflessioni profonde. Che si è preferito ignorare ricorrendo addirittura ad un provvedimento di urgenza, rifugiandosi dietro schemi ottocenteschi e retrivi. Assecondati da una classe politica criminalmente complice ed inetta. Ed è qui la vera "mostrosuità" della legge in questione: di aver vergognosamente difeso biechi interessi di parte, di aver posto i fruitori di opere contro (parte) dei produttori, ignorando i diritti di altri centinaia di migliaia di autori, causando un conflitto sociale di non facile ricomposizione. Una sola domanda banalissima: perchè si sono accorpate nello stesso provvedimento norme che disciplinano la rete con regalie agli operatori dello spettacolo? Chi ha voluto questo?

Le ricordo, infatti, che, solo per fare un esempio, le istanze dell'Assiprovider sono state accolte, eliminando di fatto ogni imposizione di controllo da parte dei soggetti in questione.
Immagino che faccia riferimento a tale "successo" quando proclama "vittoria" nei tanti comunicati che il Suo ufficio stampa ha emanato. Viene trascurato il fatto che tale obbrobriosa imposizione (obbligo di delazione) degna delle più feroci dittature andava a colpire un'altra potente lobby che raccoglie soggetti con notevole influenza politica e quindi suppongo non debba essere stata un'impresa titanica. Trovo solo un tantino di cattivo gusto magnificare il fatto di aver evitato l'ulteriore mostrosuità dell'obbligo di delazione. Mi auguro che non voglia invocare come successo la mancanza nell'infame legge di provvidementi relativi a torture, sevizie o internamento in lager per chi scarica anche un solo mp3.

Spero che questa mia mail sia servita a spiegare sufficientemente la mia posizione.
Temo per Lei che ci sia riuscita sin troppo bene.

Resto a disposizione per ogni ulteriore delucidazione, a patto che si rimanga nell'ambito di una discussione civile.
Gabriella Carlucci

Gentile Onorevole, come vede le mie opinioni sono un tantino differenti dalle Sue. Spero che la cifra stilistica scelta per esprimerle non La inducano a non considerarle "civili". Ciò non toglie che La ringrazio ancora per il Suo intervento che ritengo sinanche sincero ed appassionato. Le sarò eternamente grato se volesse delucidarci sui dubbi qui espressi e che hanno lasciato costernati milioni di cittadini italiani.
Nei prossimi giorni su queste pagine compariranno diversi contributi per fornirLe spunti interessanti a proposito della rivisitazione del diritto d'autore nell'era digitale. Mi auguro vorrà prenderli in considerazione. Nel frattempo Le faccio un regalo che allargherà enormemente le Sue vedute sulla materia: legga questo splendido intervento di Richard Stallman, una figura leggendaria del mondo informatico che Lei vorrebbe "regolamentare".

Comunque cordialmente,
Chartitalia

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