26 maggio 2006

Dalla parte di Moggi

Il calcio degli ultimi decenni mi ha fatto schifo. Sono diversi lustri che non riesco a finire di vedere una partita: sostanzialmente annoiato. E non perchè odiassi il calcio, anzi. Ma era del tutto evidente che c'era qualcosa di inverosimile nei risultati: telecomandati. Prima ancora che venissero alla luce il marciume attuale, avevamo provato ad elencare le malefatte del Milan nel corso della sua storia. Viceversa, questo indignarsi da parte di tante verginelle che si scoprono tradite dalle malefatte di Moggi è ancora più rivoltante delle stesse drittate dell'ex padrone della pedata italiota.

Moggi è stato semplicemente quello che più degli altri aveva capito i meccanismi profondondamente mafiosi del sistema calcio e che è stato più abile a sfruttarli. E sopratutto, sono indignato dai metodi utilizzati per accertarne le malefatte: le intercettazioni telefoniche. I danni che possono derivare dal loro uso sistematico sono enormemente superiori a quelli che possono derivare dalla soddisfazione di veder smascherati quattro furbetti del palloncino.

E' allucinante che per smascherare le nefandezze di un personaggio piccino come Moggi siano stati necessari metodologie da regime di polizia quali le sistematiche intercettazioni telefoniche: bastava osservare una qualsiasi partita della Juventus e tener presente quello che era noto in tutti i Bar Sport. O dare uno sguardo ai taroccatissimi bilanci di una qualsiasi società di primo o secondo piano.

I guasti maggiori derivanti da questa sciagurata vicenda non sono quelli di aver "rotto il giocattolo" preferito dell'italiano medio. Ma consistono nei metodi utilizzati per scoprire tali guasti: clamorose violazioni dei più elementari diritti di privacy.

Qualche tempo fa, il cardinale Richelieu aveva ben presente il valore della sorveglianza quando pronunciò la celebre frase "Se mi si dessero sei righe scritte dal pugno del più onesto degli uomini, vi troverei certo qualcosa per condannarlo all'impiccagione". Se si sorveglia qualcuno abbastanza a lungo, si troverà certamente un qualche elemento per arrestarlo, o più semplicmente per ricattarlo.

Il diritto alla riservatezza è uno di quei diritti basilari la cui difesa è molto più importante della necessità di accertare se uno scudetto è stato assegnato più o meno correttamente. Pensate come reagireste se sorprendeste vostro fratello ad origliare le vostre telefonate o a spiare tra le vostre email. Non avete nulla da nascondere, ma trovereste la cosa disdicevole. A prescindere.

Figuriamoci se ad origliare sono degli estranei o degli sbirri. No, non hanno il diritto di farlo. A prescindere dai reati che un individuo può o meno aver commesso. E soprattutto, tali intercettazioni non devono mai essere rese pubbliche. E' una battaglia di civiltà.

Sono il primo a trovare stomachevole gli individui alla Moggi. Ma non può essere che debba essere condannato sommariamente a causa dei contenuti di intercettazioni telefoniche. Oggi tocca a Moggi. Domani a chiunque altro. Anche a te. E non necessriamente perchè hai fatto alcunchè di male. Anche perchè chi decide cosa è male e cosa è bene è lo stesso che intercetta.

"Dalla parte di Moggi" Compilation
  1. Max Gazzè: L'UOMO PIU' FURBO
  2. Laura Pausini: RESTA IN ASCOLTO
  3. Dire Straits: PRIVATE INVESTIGATIONS
  4. Nino Ferrer: AL TELEFONO
  5. Toto Cutugno: L'ITALIANO
  6. Gene Pitney: LA SPIA
  7. Daryl Hall & John Oates: PRIVATE EYES
  8. Ricky Martin & Meja: PRIVATE EMOTIONS
  9. Paul McCartney: SPIES LIKE US
  10. Lucio Dalla: TELEFONAMI TRA VENT'ANNI

1 commento:

Anonimo ha detto...

Se le intercettazioni sono un modo per scoprire il marciume di alcune persone e di chi le circonda, ben vengano le intercettazioni.
Se uno ha la coscienza a posto, può anche essere ascoltato (anche se riconosco che sia una cosa fastidiosa).
Chi ha scheletri nell'armadio invece è giusto che sia beccato e punito. Tolleranza zero, ovviamente. Non è colpa mia se hanno commesso reati, seppur telefonicamente; dovevano pensarci prima i cari signori indagati.

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