06 marzo 2010

Formigoni dalla A alla Z/ G come Giustizia ad orologeria

Uno degli argomenti preferiti del "Celeste" Formigoni è quello contro la magistratura. Siamo all’inizio di dicembre del 2009. L'avviso di garanzia al governatore Roberto Formigoni, al sindaco Letizia Moratti e al presidente della Provincia Guido Podestà, per un’inchiesta nata da un esposto del Codacons sull´inquinamento dell’aria e il ripetuto superamento dei limiti sulle concentrazioni delle polveri sottili previste dalla legge, divide il mondo politico.

La reazione di Formigoni è durissima: «È arrivato l´avviso che tutti si aspettavano - dice - la montagna ha partorito il topolino. Tutti gli avvisi di garanzia che mi hanno mandato sono finiti a zero. Ho affrontato dieci processi finiti con dieci assoluzioni. Sono puro come l´acqua di fonte. Anche se presto, vedrete, me ne arriverà anche uno per la casa dello studente che abbiamo ricostruito in Abruzzo».

Della casa in Abruzzo, e dei possibili risvolti, parleremo alla voce L di L’Aquila. Ora vediamo quanto è pura l’amministrazione regionale e quanto siano ad orologeria gli interventi della magistratura. Perché la metafora dell’orologio può anche essere rovesciata: i guai con la giustizia hanno costellato la legislatura, senza un orario preciso. Anzi, potremmo dire, a tutte le ore.

A partire dal 2004, caso De Petro - C’è il caso Oil for Food (di cui parliamo alla lettera O). Formigoni non è indagato direttamente. Fabrizio Rota è da anni il braccio destro del Governatore con il quale condivide anche l’anno di nascita (il ’47) e suo amico inseparabile. Ciellino doc, Rota è conosciuto come colui che organizza tutte le relazioni pubbliche del Presidente della Lombardia, prepara gli incontri ed il lavoro di tutta la sua segreteria politica. Noto negli ambienti politico-giornalistici per la sua riservatezza e poca attitudine all’apparire tanto da guadagnarsi l’appellativo di “eminenza grigia di Formigoni”.

Marco Mazzarino De Petro, cinquantunenne disinvolto uomo d’affari ha un lungo e variegato curriculum, condito da un buon numero di episodi poco limpidi. Ex deputato Dc, comincia a muovere i primi passi come sindaco di Chiavari, costretto poi a dimettersi nel 1987 in seguito a una faccenda di appalti pubblici. Come il suo amico e confidente, Roberto Formigoni, De Petro è stato tra i primi iscritti a Comunione e Liberazione e al Movimento Popolare. Proprio Formigoni
l’avrebbe, poi, messo alla testa di Avionord, una società della Regione che si occupa di servizi di trasporto aereo. Il “nostro” sarebbe stato costretto a dimettersi (di nuovo) per «non generare ricadute negative per l’azienda» dopo una storia di tangenti in cui sarebbe coinvolto.

Secondo Il Sole 24 Ore un giro di prestanomi dietro la Candonly (società offshore nella quale confluirebbero tutti i guadagni provenienti dallo sfruttamento del progetto Oil for Food) in realtà nasconderebbe Marco De Petro, il quale però smentisce. Il nome di Marco Mazzarino De Petro è uno dei più ricorrenti nel rapporto stilato dall’Onu che indaga sui reati che si celano dietro il programma “Oil for Food”.

Primavera 2008, caso Rinaldin. La magistratura di Milano mette agli arresti domiciliari Gianluca Rinaldin, consigliere regionale di Forza Italia, accusato di truffa, falso, corruzione e finanziamento illecito al candidato, lo stesso Rinaldin, per la campagna elettorale del 2005. Rinaldin è tuttora indagato. Sul Corriere di Como del 19 febbario si legge: «Per il momento non ho notizie circa una mia esclusione dalla lista per le regionali - afferma il consigliere - D’altronde, è vero che Berlusconi ha parlato di “liste pulite” ma ha pure esplicitamente affermato che ci sono casi e casi, e che ognuno va valutato in maniera differente».

Rinaldin rivendica il fatto di essere «soltanto indagato, peraltro da ormai 3 anni nell’ambito di un’inchiesta che è ferma. Inoltre - ha aggiunto - il Pdl per natura è garantista, e io sono pronto a portare le carte processuali per testimoniare la mia estraneità alle accuse». Accuse, che, nel suo caso, sono corruzione, truffa aggravata e falso ideologico. «Ma il coordinatore regionale, Guido Podestà, mi ha assicurato che sono in lista, e io sono sereno», ha concluso Rinaldin.

Si legge sul Giorno del 5 maggio 2008: «L'inchiesta che ha portato all'arresto di Rinaldin, chiesto dal Pm Francesco Prete e firmato dal Gip Andrea Ghinetti, si riferisce alla vicenda dell'associazione coordinamento turistico del lago di Como e a finanziamenti ottenuti dalla Regione gonfiando attraverso l'emissione di fatture false il valore dell'opera pubblica relativa alla costruzione del lido di Menaggio. Rinaldin secondo l'accusa era il socio occulto dell'associazione Lago di Como Srl destinata a gestire il lido di Menaggio dopo la fine dei lavori.
Secondo quanto dichiarato a verbale dall'imprenditore Umberto Tagliaferri, Rinaldin avrebbe diviso con Giorgio Bin, ex assessore alla Provincia del Lago di Como, le tangenti. Rinaldin avrebbe utilizzato 331mila euro per acquistare tessere del partito di Forza Italia in vista del congresso provinciale. Rinaldin risponde anche di un finanziamento illecito a se stesso di 100mila euro avuti da Tagliaferri per la campagna elettorale del 2005».

Settembre 2009, caso Guarischi. La Cassazione rende definitiva la condanna a cinque anni di carcere per il consigliere regionale della Lombardia, Massimo Guarischi, Forza Italia-Pdl, eletto nel 2005 senza passare al vaglio degli elettori perché inserito nel listino dell’allora candidato Formigoni dopo che era già stato arrestato e condannato.

Massimo Guarischi venne coinvolto, con le accuse di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e turbativa d’asta, in un’inchiesta della Procura di Milano che riguardava una serie di irregolarità negli appalti per le opere di riassetto idrogeologico in Lombardia rese necessarie dopo le alluvioni del 1996 e 1997. Nel 2000 fu anche arrestato. Dopo il provvedimento della Cassazione che ha reso definitiva la sua condanna ha ammesso di essersi levato un gran peso: «Sono contento che sia finita, in quanto la cosa peggiore sono stati questi dieci anni di graticola continua».

Situazione che lo ha portato anche a decidere di abbandonare la politica: «Ho chiuso per sempre, lavoro come libero professionista e basta». Poi è ritornato a parlare della sua vicenda e del motivo per cui ha bollato la sentenza che rende definitiva la sua condanna come un «omicidio politico premeditato». «Perché – ha ribadito – mi hanno accusato di corruzione quando la corruzione non c’é mai stata. Perché non mi hanno concesso le attenuanti generiche nonostante fossi incensurato e questo per arrivare a darmi i cinque anni e compiere l’omicidio politico. Perché insieme a me c’erano una cinquantina di imputati, ma alla fine l’unico ad essere condannato sono stato io che sono un politico».

Novembre 2009, Lady Abelli. Da La Repubblica, 22 novembre 2009 a proposito della vicenda giudiziaria della moglie di Giancarlo Abelli, «Rosanna Gariboldi, ex assessore alla provincia di Pavia, in carcere per associazione a delinquere e riciclaggio di 22 milioni di euro insieme a Giuseppe Grossi, il ras delle bonifiche ambientali, quello che regalava orologi a politici e funzionari (per 6 milioni e mezzo di euro) come un distintivo di appartenenza al suo clan».

Lady Abelli, come la chiamano a Milano, in cella si dispera, «ma noi siamo forti – avverte il marito in quel melting pot di ex democristiani, ex socialisti, ex fascisti, ex comunisti confluiti nel nuovo potere berlusconianciellino – e se qualche finto amico pensa che il vecchio leone sia ferito e vuole tirargli un calcio, si sbaglia di grosso. Quel leone è vivo e il suo morso è ancora potente». Come quello della leonessa, che il tribunale del riesame, oltre ai pm Laura Pedio e Gaetano Ruta, considerano dotata di «una capacità criminale non comune» e parte di un «meccanismo ben lungi dall´essere completamente disvelato».

Formigoni, che ancora nel giugno scorso concesse graziosamente 44 milioni di euro aggiuntivi per una bonifica che forse in realtà non si è mai fatta, è avvertito. Il Faraone e la Lady non finiranno da soli sotto la valanga che sta per staccarsi dal Pirellone. [...] Lady Abelli era socia in affari di due assessori regionali in carica e di un ex assessore in svariate attività immobiliari. Si sfila qualche mese fa a favore di misteriose società lussemburghesi quando sente che la valanga della bonifica di Santa Giulia sta per precipitare.

Ma il socio Massimo Ponzoni, assessore all´Ambiente, continua a costruire attraverso una società della moglie. Massimo Buscemi, assessore alle Reti e Servizi di utilità, e Giorgio Pozzi ex responsabile all´Innovazione a all´Artigianato, partecipano come azionisti di maggioranza a una speculazione immobiliare nel Varesotto. La società si chiama «Lux ad sidera» e i terreni sono stati venduti dalle suore Canossiane.

Dicembre 2009, Caso Prosperini. L’assessore allo Sport e ai Giovani è arrestato, dopo una lunga indagine. Dal Corriere della Sera del 17 dicembre 2009: Piergianni Prosperini è accusato di corruzione e turbativa d'asta nell'ambito di appalti a società che hanno gestito la pubblicità televisiva per la regione Lombardia. Oltre a Pier Gianni Prosperini la Guardia di Finanza ha arrestato anche il proprietario di Odeon Tv, Raimondo Lagostena Bassi nell'ambito della stessa inchiesta sul marketing del turismo in Lombardia. Le accuse, a vario titolo, sono di turbativa d'asta, corruzione e truffa. La vicenda riguarderebbe pubblicità mandata in onda su Odeon Tv. Lagostena è l'artefice del rilancio di Odeon Tv, network nato 20 anni fa e oggi multipiattaforma televisiva.

«Sono certo che Pier Gianni Prosperini saprà dimostrare la sua estraneità e la sua innocenza, di cui non ho motivo di dubitare. E confido che la giustizia, a cui va lasciato compiere il suo corso, saprà arrivare a conclusioni certe in un tempo molto rapido», dice Formigoni dopo l’arresto. E il giorno dopo non riesce a trattenersi e si avventura in un paragone molto scivoloso, citando il caso dell'omicidio di Garlasco e l'assoluzione di Alberto Stasi: «coltivare l'utile arte del dubbio» sull'arresto, suggerisce Formigoni. «Oggi Prosperini è dipinto come certamente colpevole e responsabile anche sulla base della diffusione illegale di intercettazioni telefoniche coperte da segreto istruttorio che dipingono un quadro accusatorio certo e certificato».

Nel frattempo emergono dettagli inquietanti circa il rapporto tra Prosperini e il regime eritreo dopo la pubblicazione sul settimanale L'Espresso di un articolo sul presunto coinvolgimento del'ex assessore regionale della Lombardia Piergianni Prosperino in un «commercio di armi» con l'Eritrea.

Alcuni esponenti dell'opposizione nel Consiglio regionale lombardo hanno chiesto al presidente
della Giunta, Roberto Formigoni, di chiarire in Aula i rapporti tra il Pirellone e il regime di Asmara. Secondo Mario Agostinelli (SEL), Giuseppe Civati e Carlo Monguzzi (Pd), Prosperini ha fatto il «paladino a parole della lotta al terrorismo, ma è in affari con le lobbies che sostengono e addestrano i talebani somali.

In sostanza Prosperini sarebbe stato il mediatore tra imprenditori europei e governo eritreo per la vendita di armi. E a curare le operazioni, il suo segretario personale. Il tutto al riparo di una carica istituzionale e, addirittura, di accordi di programma tra Regione Lombardia ed Eritrea. Occorre cioè, al di là delle responsabilità personali, fare luce sul ruolo della Regione e su eventuali sue ulteriori implicazioni in questa sconvolgente vicenda. Dopo lo scandalo di Oil for Food e del coinvolgimento di uno dei più stretti collaboratori di Formigoni, condannato per corruzione internazionale, con il regime di Saddam Hussein, quest'altra circostanza di traffici sporchi con una dittatura sotto embargo dell'Onu getta ombre davvero inquietanti sull'istituzione lombarda».

(da "Il libro grigio della giunta Formigoni" di Giuseppe Civati & Carlo Monguzzi)

Puntate precedenti:
F come Ferro (poco) e smog (parecchio)
E come Eluana
D come Diritti negati
C come Comunione e Liberazione
B come Bonifiche (e Bonifici)
A come Arese
Cielo grigio su, cielo grigio giù

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