07 agosto 2010

Chi dice SIAE dice danno

Qualche post fa avevamo pubblicato un plauso all'accordo SIAE-YouTube che, se pur con un decennio di ritardo, almeno prendeva atto che siamo nel terzo millennio e non negli anni '60 del secolo scorso. Ma il cammino che deve fare il mostro SIAE per dare un senso alla sua esistenza temiamo sia ancora molto lungo. E la cosa è spiegata da un eccellente paper dell'Istituto Bruno Leoni intitolato "L'intermediazione dei diritti d'autore", le cui conclusioni sono efficacemente riassunte nel sottotitolo "Perchè il monopolio è costoso ed inefficiente".

Intanto una precisazione: l'Istituto Bruno Leoni non è il solito covo di comunisti o di pirati, bensì un gruppo di esperti (per lo più in economia) che produce analisi e studi rigorosi ispirati ai principi del liberalismo economico. Qualcosa di molto vicino a quella Destra che vorremmo e che (in Italia) non esiste.

In estrema sintesi, cosa dice il rapporto in questione? Il monopolio della SIAE in materia di gestione dei diritti d'autore causa uno spreco di 13,5 milioni di euro l'anno. Spreco che ovviamente è pagato da noi consumatori e dagli stessi autori iscritti alla SIAE che percepiscono meno proventi di quanti potrebbero se l'ente fosse amministrato con maggiore efficienza (e senza toccare il capitolo distribuzione di tali proventi, su cui una puntata di Report ha scritto un capitolo definitivo sulla questione).

Giusto per capire: “Prendiamo ad esempio una serata in un club inglese cui presenzino 500 persone. Stan- do alle tariffe applicate dalle due società di intermediazione, l’esborso per il pagamen- to dei diritti d’autore sarà di 71,18 sterline (PPL) + 33,28 sterline (PRS), ossia 104,46 sterline (117 euro). Una discoteca della penisola, supponendo che mediamente ogni cliente spenda tra biglietto di ingresso e consumazioni 20 euro, dovrebbe versare alla Siae 1000 euro, quasi nove volte la spesa sostenuta dal club londinese”.

Per chi è interessato, consigliamo vivamente la lettura dell'intero paper dell'IBL. Per gli altri, solo poche cifre significative riguardo al pachiderma SIAE: 1400 dipendenti per amministrare i diritti di circa 85.000 artisti, il 65% dei quali riceve annualmente dalla SIAE meno di quanto paga per la tassa di iscrizione. Questa inefficienza si ripercuote negativamente sull’intera industria culturale italiana e sulla capacità di diffusione delle nuove tecnologie dell’informazione.

Oltre che delle "strane" commistioni che si creano tra lo Stato ed i suoi vari baracconi. A titolo di esempio, il ministro (ministro!) Bondi nello scorso Dicembre come regalo di Natale ha fatto avere alla alla SIAE altri 100 milioni di euro di gabelle per il cosìdetto equo compenso sulla copia privata. Per i non addetti ai lavori: chi commercializza e/o importa supporti e/o dispositivi anche solo astrattamente idonei alla registrazione di suoni o immagini è tenuto a pagare a SIAE una tassa percentuale sul tipo di supporto acquistato: CD o DVS vuoti, hard disk, memorie per macchine fotografiche, o per televisori o per telefonini, chiavette USB e via elencando.

E sempre a titolo di illustrazione della contiguità di potere e di interessi poco (?) chiari sottesi, l'attuale presidente RAI Mauro Masi, messo lì per affossarla, proviene giusto dalla presidenza della nostra beneamata SIAE.

Dal febbraio 2009 è pendente al Senato un disegno di legge (dei Radicali) per eliminare il monopolio della SIAE. Accettasi scommesse che tale disegno non verrà mai discusso in parlamento, i cui membri sono in buona parte nominati personalmente dalla tessera P2 n. 1816.

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